Cookies e Privacy: dal 2 giugno 2015 saranno obbligatori per i nostri siti web.

Dopo il 21 aprile e il #mobilegeddon, un’altra novità sta per arrivare nel mondo dei siti web, stavolta però riguardante il loro aspetto legale: l’utilizzo di Cookies e Privacy. Dal 2 giugno 2015 infatti sarà imposto, dal Garante della Privacy, l’obbligo di far accettare l’informazione relativa all’inserimento di Cookies nel proprio sito web da parte degli utenti che atterreranno sul sito.

Ma cosa sono i cookies? Dall’inglese singolare cookie ossia biscotto, cookies al plurale, sono dei semplici file di testo che vengono automaticamente scaricati dai browser mentre navighiamo su un sito e che memorizzano informazioni come: il contenuto di un carrello della spesa di un sito e-commerce, alcuni dati degli utenti che visitano suddetto sito e alcune statistiche generiche come il codice di tracciamento Google Analytics e altri tipi di informazioni.

Quindi, facendo una sorta di lista da tenere ben presente quando si vuole creare un sito web, andiamo a vedere i punti focali dedicati alla parte burocratica da abbinarci:

  • Link che rimanda alla pagina Cookie Policy, Privacy Policy e alle note legali (visibile magari nel footer)
  • Fate accettare il consenso alla Privacy del vostro sito da parte dell’utente prima della compilazione e dell’invio di un form per il contatto generico (o quello per la registrazione) e iscrizione newsletter.
  • Inserite un “bannerino” che avvisi l’utente dell’uso dei cookies nel nostro sito web.

Ricordo comunque che per avere un sito web che funzioni, prima, oltre a queste diciamo informazioni da inserire, ci dovrebbe essere (in questo caso il condizionale è d’obbligo) un bel progetto per non trovarci, dopo pochi mesi, con poche idee.

Il web è comunque pieno di informazioni a riguardo e vi basterà cercare nei motori di ricerca notizie simili; quella da cui ho preso spunto io è una notizia dal blog di Alessia Martalo.

Siti WEB: dal 21 aprile Google favorirà quelli mobile friendly

Dal 21 aprile Google appoggerà il layout responsive.

Segnatevi questa data: 21 aprile, giorno storico per il web. Google ha infatti deciso di promuovere i siti mobile friendly a discapito di quelli che ancora non lo sono. Per chi non lo sapesse, un sito mobile friendly si può visualizzare anche dai piccoli dispositivi come tablet smartphone oltre che da notebook e pc normali. Quelli che non lo sono invece,si vedono diciamo in maniera strana, obbligandoci a scorrere con le dita sullo schermo per cercare di leggerne tutto il contenuto che non è praticamente adattato in automatico in base allo schermo.

Cosa ha spinto google a fare questo passo?

Pensate che oltre il 58% dei naviganti italiani, utilizza un device come il proprio cellulare o tablet per navigare; più della metà delle persone presenti sul web. Va da se che questo si traduce in un grosso business, sia per quanto riguarda le persone che praticamente da ovunque possono accedere al web e sia per le aziende che possono essere sempre più a portata di mano dei potenziali clienti. Il futuro? Il mondo del web è sempre in evoluzione e non ci resta che tenerci sempre aggiornati su questo mondo che cambia anche in base alle esigenze degli utenti e delle aziende.

Ma cosa succederà quindi nella SERP, ossia i risultati di ricerca di Google?

Dal 21 aprile i siti web responsive o mobile friendly saranno preferiti da Google nella ricerca organica, facendoli praticamente apparire prima rispetto a quelli ancora diciamo di “vecchio tipo” ossia quelli che non hanno un layout responsive, il tutto dalle ricerche (SERP) da cellulare/tablet. Quindi per un’azienda questo si tradurrà nel perdere posizioni nei risultati di ricerca (per ricerche fatte tramite smartphone o tablet), in base a certe parole chiave, perdendo così potenziali clienti.

Come facciamo a vedere se il nostro sito è mobile friendly?

Google ha messo a disposizione, da un po’ di tempo in realtà, un tool molto semplice che vi aiuterà a capirlo: clicca qui.

Spero di avervi aiutato a schiarire un po’ le idee su questa novità di Google. Se così non fosse vi prego di contattarmi attraverso i miei canali, sarò felice di aiutarvi.

Come creare un sito web: il migliore approccio per un progetto che funzioni

Creare un sito web aziendale non è una cosa banale, è un lavoro che prenderà tempo, risorse e competenze che non sempre tutti gli imprenditori o le aziende stesse, hanno. L’imprenditore che ha deciso di sbarcare online con il proprio sito e che ti ha commissionato di fare, dovrebbe avere già un’idea di come si possa impostare, in base ai propri gusti e, soprattutto, in base al suo target. Questo in uno scenario ideale, ma purtroppo non è sempre così, anzi, aggiungerei non è praticamente mai così.

La realtà:

Purtroppo, al giorno d’oggi, ci sono ancora persone che ti fanno la fatidica domanda:

“Ok facciamo il sito ma a che serve oggi?”.

Probabilmente, se qualcuno ti dice così, significa che non ha molto le idee chiare sulle potenzialità del web e sarà quindi nostro il compito di fargli capire questo vasto mondo che prende più di qualche branca dell’informatica oltre ovviamente al marketing online.

Detto questo, si potrebbe stilare una lista di punti su cui poi mettersi a ragionare ma non lo voglio fare perché potrebbe essere riduttivo nei confronti del progetto. Si un progetto, è questo il segreto di ogni sito web: deve esserci alla base un progetto.

Come si crea un progetto per il web?

La web agency o diciamo anche il freelance, dovrebbe a questo punto dedicarsi completamente all’azienda per cui dovrà fare il sito e credere nello stesso assieme all’imprenditore. Quest’ultimo dovrebbe fornire i dati di vendita o dare quanto meno un prospetto delle attività dell’azienda, per cercare di creare uno schema aziendale o una sorta di vera e propria mappa mentale da cui partire.

L’approccio:

Non è sempre facile logicamente ma per aiutare l’azienda che ci ha commissionato di fare il suo sito, possiamo provare a farla ragionare con queste semplici domande: Perché ha bisogno del sito? Come ha intenzione di procedere (esempio: useremo un CMS come WordPress e avrà magari anche bisogno di un servizio di newsletter aziendali)? Chi dovrebbe vedere il sito? Cosa dovrebbe vendere il sito? Quando? Se non l’avete capito, è la famosa Regola delle 5 W. Una volta che siamo riusciti a rispondere a tutte queste domande, allora potremmo cominciare il progetto buttando giù, su un foglio di carta, tutte le fasi di realizzazione del sito con la sua struttura. Ovviamente ripeto, se il cliente non ha ancora chiare queste fasi, è compito nostro fargli capire il motivo di tutte queste “perdite di tempo”.

“Eh ma come? Tutta questa roba? Impossibile”.

Si questa è un’altra frase che non smetteremo, forse mai, di sentire quando cerchiamo di far ragione il nostro cliente. Il fatto di sbarcare online con il sito dell’azienda infatti non è assolutamente un gioco e, come per chi apre un’azienda dal principio è costretto a sentire il commercialista e i vari enti dedicati a questo genere di cose, per creare un sito web l’azienda deve affidarsi ad una persona/azienda che faccia capire tutti gli aspetti del web, spiegandone le potenzialità. Questo è veramente importante affinché l’azienda/persona capisca in tutto e per tutto il web come strumento per proporre il valore della propria azienda e facendo questo aiuterà ad evolvere anche il nostro paese, il quale sta avendo qualche difficoltà e ha bisogno di tutti noi per crescere.

Ma i concorrenti?

Avete mai sentito parlare dei competitor? E’ chiaro che in un progetto che funzioni, ci sia alla base un controllo sui concorrenti che potrebbero già proporre i nostri prodotti. Il nostro obiettivo sarà quello, in definizione del progetto, di capire quali siano gli aspetti che trascurano i nostri concorrenti per cercare di dare un servizio sempre migliore. Non parlo soltanto del prodotto in se ma anche del servizio che ci va attorno. Nel caso ad esempio fossimo in procinto di lanciare un’azienda con un sito e-commerce, migliorare il servizio post vendita potrebbe essere un’idea.

Ora, visto che l’argomento è veramente ampio, voglio dar spazio a voi nei commenti più in basso, per dire la vostra idea, cercando di ampliare ulteriormente il tema. Come potete capire è un argomento molto complesso, pieno di insidie e moltissimi aspetti e servizi che ci potranno aiutare. Proprio su questi servizi sono stati scritti parecchi libri, vedi ad esempio Mamma posso spiegarti, lavoro nel web di Merlinox. Non mi resta che augurarvi quindi una buona lettura e darvi appuntamento al mio prossimo articolo.

Comprare Mi Piace ha davvero così senso come vogliono farci credere?

L’acquisto di “Mi Piace” è una pratica diffusa ma vediamo se può davvero aiutare i gestori di pagine Facebook professionali.

Le aziende o gli esercizi commerciali, a volte, non hanno tempo per aspettare e vorrebbero avere una pagina Facebook con molti fan (diciamo più di mille) e per questo motivo sono spinte ad acquistare dei pacchetti “pronti all’uso” che trovano sul web, per aumentare la quantità di “amici” in maniera veloce, senza calcolare però alcuni aspetti rilevanti. Il titolare quindi si fa “due conti” e vede che: il prezzo è basso e la quantità di “mi piace” elevata ed è propenso ad acquistare il servizio. Un po’ come si faceva (o si fa ancora purtroppo) qualche tempo fa, prendendo degli indirizzi a caso per le newsletter o addirittura per acquistarne di “nuovi” da varie banche online.

Acquisteremo quindi un numero di mi piace ma, siamo sicuri che questi utenti servano davvero alla nostra pagina? Facciamo degli esempi. Prendiamo un esercizio commerciale come una gelateria o un calzolaio che risiedono in una data città. Ha senso che questi mi piace che abbiamo acquistato vengano da tutt’altra zona? Ovviamente no perché ad un tizio può non interessare assolutamente che noi vendiamo gelati a Padova mentre lui è di Palermo. Senza contare poi che, ad una pagina a cui sono stati affiancati dei “mi piace” chiamiamoli “pilotati” in questo modo, è molto facile che le stesse persone che vedono questi post non richiesti diciamo (sempre che siano degli account reali), li segnalino come Spam.

Quindi pensateci bene perché la cosa migliore che possa succedere ad una pagina Facebook professionale che si rispetti, è il “mi piace” spontaneo.

Questo perché, come scrive anche Giovanni Ronci, bisogna coinvolgere i vari fan dandogli dei motivi per rimanere sulla pagina: notizie, comunicazioni ufficiali, eventi, post informativi e… puoi continuare tu nei commenti in basso.

Ma il segreto qual è? Semplicità, trasparenza e fantasia per far arrivare spontaneamente i “mi piace” ossia quella famosa azione di cliccare sul tasto “Mi Piace” della nostra pagina Facebook che consente all’interessato di rimanere aggiornato sulle attività dell’azienda/esercizio commerciale. Quindi a noi il compito di fidelizzare il potenziale cliente, più lo facciamo sentire al centro del nostro progetto, più si sentirà importante e quindi coinvolto. Il tutto poi condito dalla nostra fantasia senza però uscire dal piano editoriale che si è pensato a tavolino per l’azienda in questione (se presente). Ma ricordate, meglio pochi post ma buoni, che tanti di “basso livello”; questo perché se le persone si stufano, da qui a cliccare “non mi piace più” sulla pagina, è un attimo; peggio ancora se vi segnalano come spam o se oscurano il contenuto. Se poi non riuscite a proporre dei post quotidianamente, non è un problema, basta che la pagina non sia abbandonata per settimane, ma che escano almeno due o tre post a settimana.

Spero di avervi risolto qualche dubbio con questo mio articolo e mi piacerebbe leggere la vostra opinione nei commenti a cui sarò felice di rispondere.

Newsletter aziendali, cerchiamo di capire come utilizzarle correttamente, senza grossi problemi.

L’evoluzione delle newsletter, da 10 anni fa ad oggi: scopriamo come questa risorsa del web sia importante e quando fa soltanto danni.

Uno forse degli strumenti del web marketing più utilizzato dalle aziende e che ha visto un vero e proprio boom circa 10 anni fa, sono le famose newsletter; quelle mail che vengono mandate in “automatico” a quegli indirizzi (e quindi agli utenti), che dovrebbero aver dato il consenso al trattamento dati del sito da cui provengono. Dico “dovrebbero” perché, a volte, capita di vederci recapitate delle email che non sappiamo neanche se effettivamente le abbiamo richieste o meno, dalle aziende che vogliono pubblicizzare dei servizi che offrono. In questa giungla informatica del WEB infatti, dobbiamo sempre fare attenzione a quel tipo di newsletter che potrebbero esser considerate dello spam, vedendoci quindi bloccare completamente i contenuti o addirittura rischiare di essere inseriti in qualche black list.

Ma quindi come bisogna fare per non farsi etichettare come spammer e soprattutto, come possiamo evitare di incorrere in problematiche del rispetto sulla privacy? A tal proposito capita a fagiolo una conversazione in cui sono incappato qualche settimana fa, ve la propongo subito sotto:

Tizio: Sai, io gli indirizzi li trovo direttamente nei vari siti web perché se una persona inserisce un indirizzo nel proprio sito, significa che si può prendere.
Io: Io lavoro completamente in un altro modo, purtroppo le cose sono cambiate rispetto a 10 anni fa e se gli utenti denunciano la cosa, potresti avere dei problemi.

Il problema è che ci sono molte aziende al giorno d’oggi che, essendo abituate a lavorare in questo modo, si sono assuefatte a questa idea non aggiornandosi mai e non calcolando che le varie norme sulla privacy sono ormai cambiate durante gli anni, compresi i server di posta che hanno logicamente aggiornato (sempre in modo più efficace) i vari filtri anti-spam. Altro aspetto da tenere in considerazione è l’importanza del mondo del WEB rispetto ad una tecnologia (la newsletter) che fa parte sempre del WEB ma che non può essere vista come unica risorsa.

L’ideale quindi è creare delle newsletter dedicate (sempre dopo iscrizione al sito da parte dell’utente), con la conseguente accettazione della privacy policy, facendo veicolare direttamente gli utenti verso una landing page accattivante e dedicata allo scopo. Oppure creare un piano editoriale che attragga l’utente all’iscrizione alla nostra newsletter, in maniera da poter inviare messaggi che attireranno ancora di più.

Rispetto agli e-commerce quindi, dove le mail vengono gestite in base alle categorie di prodotto, in base ad una serie di prodotti/servizi oppure vengono dedicate al servizio diciamo di post vendita, le mail di servizio aziendale dovrebbero necessariamente distaccarsi dallo spam nudo e crudo, inserendo (obbligatoriamente aggiungerei) almeno un link dove potersi cancellare dalla lista di newsletter in caso l’utente non sia interessato.

Purtroppo ancora oggi, molte aziende non lavorano così, aspetto confermato dal fatto che su internet sono presenti moltissime banche dati a pagamento di indirizzi mail di una provenienza non ben definita. Un po’ come la vendita dei “mi piace” per le pagine Facebook che lasciano un po’ il tempo che trovano… ma questa è un’altra storia. Non mi resta che darvi appuntamento al mio prossimo articolo. Ciao!

Ciao Web!

Ora ci siamo, sbarco definitivamente su internet con il mio sito; spero vi piaccia. E’ molto nudo ma spero di migliorarlo col tempo sempre di più. Nel frattempo cercherò di pubblicare direttamente degli articoli inerenti a quello che faccio per migliorare il mio feedback con tutti voi.

In questo articolo vorrei familiarizzare con il mondo esterno e, da appassionato di Tolkien quale sono, vi propongo una massima che mi piace veramente tanto e che mi ha fatto riflettere parecchio:

“Possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci è stato concesso”.

Questa frase di Gandalf dedicata a Frodo, il famoso portatore dell’Unico Anello, nel libro Il Signore Degli Anelli, mi fa e mi ha fatto riflettere molto; si perché il tempo che abbiamo è limitato e questo mi collega ad un altro grande della nostra epoca, che oramai non c’è più: Steve Jobs, il quale ha dichiarato che:

“il nostro tempo è limitato, non dovremmo vivere la vita di qualcun altro”.

In questo mondo di miti e falsi ideali sto cercando di vivere ogni singolo momento e, seppur con difetti, cerco sempre di migliorarmi e migliorare la vostra esperienza nel Web e in tutto il campo informatico.

Passiamo ora ai ringraziamenti, in primis i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto ed incoraggiato per questa mia morbosa passione verso l’informatica e la tecnologia, la mia ragazza perché crede costantemente in me e mi ha spinto a fare questo passo. Infine, la mia gratitudine va anche ad Alessandro Minotto di Creare Creatività per la realizzazione del logo che ho potuto mettere nel mio sito.

Non mi resta che concludere questo mio primo articolo con un saluto, una semplice parola che mette al servizio la mia persona alla vostra: ciao!