Newsletter aziendali, cerchiamo di capire come utilizzarle correttamente, senza grossi problemi.
L’evoluzione delle newsletter, da 10 anni fa ad oggi: scopriamo come questa risorsa del web sia importante e quando fa soltanto danni.
Uno forse degli strumenti del web marketing più utilizzato dalle aziende e che ha visto un vero e proprio boom circa 10 anni fa, sono le famose newsletter; quelle mail che vengono mandate in “automatico” a quegli indirizzi (e quindi agli utenti), che dovrebbero aver dato il consenso al trattamento dati del sito da cui provengono. Dico “dovrebbero” perché, a volte, capita di vederci recapitate delle email che non sappiamo neanche se effettivamente le abbiamo richieste o meno, dalle aziende che vogliono pubblicizzare dei servizi che offrono. In questa giungla informatica del WEB infatti, dobbiamo sempre fare attenzione a quel tipo di newsletter che potrebbero esser considerate dello spam, vedendoci quindi bloccare completamente i contenuti o addirittura rischiare di essere inseriti in qualche black list.
Ma quindi come bisogna fare per non farsi etichettare come spammer e soprattutto, come possiamo evitare di incorrere in problematiche del rispetto sulla privacy? A tal proposito capita a fagiolo una conversazione in cui sono incappato qualche settimana fa, ve la propongo subito sotto:
Tizio: Sai, io gli indirizzi li trovo direttamente nei vari siti web perché se una persona inserisce un indirizzo nel proprio sito, significa che si può prendere.
Io: Io lavoro completamente in un altro modo, purtroppo le cose sono cambiate rispetto a 10 anni fa e se gli utenti denunciano la cosa, potresti avere dei problemi.
Il problema è che ci sono molte aziende al giorno d’oggi che, essendo abituate a lavorare in questo modo, si sono assuefatte a questa idea non aggiornandosi mai e non calcolando che le varie norme sulla privacy sono ormai cambiate durante gli anni, compresi i server di posta che hanno logicamente aggiornato (sempre in modo più efficace) i vari filtri anti-spam. Altro aspetto da tenere in considerazione è l’importanza del mondo del WEB rispetto ad una tecnologia (la newsletter) che fa parte sempre del WEB ma che non può essere vista come unica risorsa.
L’ideale quindi è creare delle newsletter dedicate (sempre dopo iscrizione al sito da parte dell’utente), con la conseguente accettazione della privacy policy, facendo veicolare direttamente gli utenti verso una landing page accattivante e dedicata allo scopo. Oppure creare un piano editoriale che attragga l’utente all’iscrizione alla nostra newsletter, in maniera da poter inviare messaggi che attireranno ancora di più.
Rispetto agli e-commerce quindi, dove le mail vengono gestite in base alle categorie di prodotto, in base ad una serie di prodotti/servizi oppure vengono dedicate al servizio diciamo di post vendita, le mail di servizio aziendale dovrebbero necessariamente distaccarsi dallo spam nudo e crudo, inserendo (obbligatoriamente aggiungerei) almeno un link dove potersi cancellare dalla lista di newsletter in caso l’utente non sia interessato.
Purtroppo ancora oggi, molte aziende non lavorano così, aspetto confermato dal fatto che su internet sono presenti moltissime banche dati a pagamento di indirizzi mail di una provenienza non ben definita. Un po’ come la vendita dei “mi piace” per le pagine Facebook che lasciano un po’ il tempo che trovano… ma questa è un’altra storia. Non mi resta che darvi appuntamento al mio prossimo articolo. Ciao!
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